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La posta in gioco

A trent’anni dalla fine della guerra fredda, l’equilibrio mondiale non è mai stato così a rischio. Il presidente degli Stati Uniti si è ritirato dal trattato di disarmo con la Russia e ha abbandonato unilateralmente l’accordo sul nucleare iraniano, l’Europa pesa sempre meno sullo scacchiere internazionale e rischia di disintegrarsi, la Cina prende sempre più spazio e, a causa dell’epidemia di Covid-19, una crisi economica e sanitaria senza precedenti si è abbattuta su tutto il mondo, rischiando di favorire un’ondata di nazionalismi e autocrazie capaci di mettere in discussione i principi di libertà e autodeterminazione. Alla luce dell’instabile situazione mondiale, Michail Gorbacˇëv, l’ultimo grande statista del Novecento, mette in guardia da una guerra di tutti contro tutti. Se da una parte si devono fare i conti con l’incapacità e la riluttanza degli attuali leader politici a lavorare su soluzioni internazionali, dall’altra è quanto mai importante concentrarsi sulle grandi sfide del nostro tempo: la crisi della democrazia e l’avanzare dei populismi, il rischio di una guerra globale dalle conseguenze disastrose, le minacce di nuove pandemie e delle vecchie armi nucleari. Il suo rimane un messaggio di speranza. Per combattere la guerra fredda del ventunesimo secolo – da sempre minacciata e che ora iniziamo a immaginare – avremo bisogno di armarci di pazienza e dialogo, di prestare attenzione al futuro delle nuove generazioni, al cambiamento climatico, alle ragioni della pace, alle sempre più profonde disuguaglianze sociali ed economiche.

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